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UN ANTICO OGGETTO LITURGICO: LA 'PACE'
La 'pace' è una tavoletta eucaristica decorata sulla parte frontale con
una scena sacra, che veniva baciata dal sacerdote celebrante la messa e
veniva poi offerta al bacio degli altri officianti ed infine dei fedeli.
Era infatti chiamata 'osculum pacis' o 'tabella pacis' ed
entrò in uso nel secolo XIII, a sostituire l'antico bacio della pace che
aveva luogo prima della comunione.
Tra le più antiche testimonianze dell'uso della 'pace' è la menzione
dell'osculatorium negli statuti dell'arcivescovo di York Walter de Gray (1250).
Le 'paci' erano generalmente rettangolari (ne esistono anche semplari
rotondi), con una piccola base in basso e un manico a voluta nella parte
superiore, che le permettevano di reggersi sollevata, assolvendo anche
le funzioni di altarolo portatile.
Fu realizzata in diversi materiali (oro, argento, bronzo, avorio, vetro)
e diverse tecniche (sbalzo, bassorilievo, niello, incisione, smalto),
spesso congiunte tra loro nello stesso esemplare. (Dizionario di
Antiquariato - A. Vallardi-Garzanti, Milano 1992)
Qui sotto sono illustrate alcune 'paci' in argento di produzione
veneziana del XVIII secolo
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Vergine e Bambino con San
Rocco
e San Lorenzo |
Vergine Maria con Cristo
deposto |
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Vergine e Bambino |
Pietà |
L'oggetto che si presenta nel dettaglio è invece di produzione
genovese, realizzata in lamina d'argento sbalzata e cesellata del
peso di gr. 220, alta cm. 26 (compreso il Crocefisso che invece è
fuso su una croce laminata). La placca sbalzata è invece alta cm.
16,5 e larga cm. 15 nel suo punto massimo.
Iconograficamente rappresenta la morte della Madonna adagiata sul
letto e la sua ascesa al cielo.
Questa iconografia riprende quella di una antica icona di stile
bizantino-orientaleggiante conservata nel Santuario di Nostra
Signora di Montallegro a Rapallo, che raffigura appunto l'ascensione
di Maria.
Ai lati della scena due Santi: quello di sinistra con la croce
potrebbe essere San Giovanni Battista e quello a destra col bastone
pastorale San Rocco.
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Nelle sporgenze laterali due 'confratelli'
genuflessi: quello di destra con abiti più svolazzanti ed
apparentemente più femminili potrebbe essere una 'consorella'.
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L’iscrizione sulla base:
SOCIET (IS) societatis
DISCIP ( M) disciplinatorum
RAP (I) Rapalli
ELEEM (A) elemosina (nti)
1617
sta ad indicare che l’oggetto è stato commissionato da una
Confraternita, ossia una 'Casaccia' (Societatis Disciplinatorum) che
aveva come finalità il rigore morale, la penitenza (flagellazione) e la
carità (elemosina) che svolgeva la propria missione in un Oratorio detto
“Dei Bianchi” (forse per il colore delle vesti) tutt’ora presente a
Rapallo.
Sulla sinistra in basso è presente il punzone 'torretta' e sulla
destra le iniziali dell'argentiere C B che secondo una tesi di
laurea sugli 'Argentieri genovesi del I e II seicento' portano ad
attribuire l'opera ad una orafo fiammingo Cornelius Braj presente a
Genova nella prima metà dei '600.
Ad avvalorare l'attribuzione ad un artista fiammingo l'errore della
doppia EE nell'iscrizione ELEMOSINA.
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A rendere eccezionalmente raro questo esemplare è la datazione 1617
che lo pone tra i 'torretta' datati più antichi al punto che neppure
nella pur prestigiosa collezione della Cassa di Risparmio di Genova
e Imperia si trovano esemplari di sicura datazione così antichi.
L'avvento della 'Repubblica Democratica Ligure' del 1798 e più tardi
l'occupazione Napoleonica ha in parte risparmiato gli argenti in
possesso dei privati e quelli liturgici delle Chiese ma ha
totalmente espropriato tramite editti e rifuso per 'far cassa' gli
argenti devozionali (tra cui appunto le 'paci') di tutte le
Confraternite religiose 'non strettamente necessari al culto' e cioè
il calice, l'ostensorio ed il turibolo.
Sono così stati razziati e rifusi le mazze processionali, le corone
di spine, i chiodi delle croci processionali ed i tre cantonali, le
paci e tutto quanto facente parte dell'arredo.
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