ASCAS Association of Small Collectors of Antique Silver
ASSOCIATION OF SMALL COLLECTORS OF ANTIQUE SILVER
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English article # 173
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by Andrea Menarini
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IL PIACERE DELL'INDAGINE

Anch’io sono un appassionato di mercatini delle pulci, o mercatini sedicenti antiquari del fine settimana, e, la domenica mattina, come un impiegato che va al lavoro, esco per la mia caccia.
I signori Lazar Freidgeim e Katy Galewski hanno già ben trattato nei loro articoli su ASCAS l’argomento della ricerca in questo tipo di mercatini sottolineando soprattutto l'eccitazione provocata dal ritrovare il pezzo raro sepolto da ciarpame o di essere stati gli unici a riconoscerlo fra la moltitudine che lo ha ignorato.
E’ un’emozione che va molto al di là della gratificazione di aver fatto un affare in termini economici, come ci conferma Katy Galewski quando ci racconta di aver fatto, il giorno dopo, una donazione probabilmente superiore al valore dei piatti di Tiffany scovati e pagati novanta centesimi (vedi: Silver on My Mind); è piuttosto l’ancestrale orgoglio del pescatore, del cacciatore o del raccoglitore di funghi quando riesce a fare ritorno con un bel bottino, come ci dice Lazar Freidgeim (vedi: Garage Sale Saga).
Vorrei descrivervi, invece, un altro lato, secondo me, altrettanto piacevole dell’acquistare al mercatino, raccontandovi un episodio accadutomi di recente.
Noto su una bancarella un piccolo vassoio, lo prendo in mano e lo osservo, mi pare lavorato a mano, di buona fattura e abbastanza vecchio, oserei dire antico.
Ha il marchio 800 punzonato due volte ai due lati dell’ovale, ma porta anche sul bordo tre marchi che non conosco, ma che mi fanno pensare a marchi antichi. La ripunzonatura di pezzi antichi è una cosa che si è verificata con una certa frequenza in Italia nei primi anni del 900. Ad esempio, poteva capitare che un privato, per motivi ereditari o altro, portasse un pezzo non marcato o marcato con marchi sconosciuti ad un argentiere per sapere se il pezzo fosse o meno d’argento. Se lo era, spesso l’argentiere lo marcava col punzone 800, allora non ufficiale ma molto usato, per confermare la sua perizia.
Inizia la trattativa, parte imprescindibile degli acquisti al mercatino, e dopo un adeguato dibattito si arriva ad una cifra che soddisfa sia me che il venditore: se il vassoio è dei primi novecento, come suggeriscono i marchi 800, il prezzo è ragionevole, se invece è di fabbricazione anteriore, come mi fanno sospettare gli altri marchi impressi sul bordo, e i marchi 800 sono invece stati apposti più tardi, tanto meglio.
Ora che il pezzo è mio, posso cominciare la mia indagine. Ormai ho quasi smesso di chiedere al venditore se ha notizie sulla provenienza del pezzo, per troppe volte ho sentito storie di pura fantasia o enormi castronerie.
Tornato a casa con la preda, osservo attentamente i tre marchi: una croce di Malta, una M e un altro marchio così consumato da essere irriconoscibile.
La croce di Malta è stata molto usata, per cui è difficile trarne un indizio sicuro. Si riconosce però che l’incuso è ottagonale, e questo riduce le possibilità. Consulto tutti i libri che ho, e trovo solo quattro marchi che hanno qualche somiglianza con quello del vassoio.
Il primo ( fig. 1), sembra poco probabile. L’incuso non è propriamente ottagonale e poi Simone Palmieri è morto nel 1716; non sembra che il vassoio sia vecchio di trecento anni.
In figura 2 si vede il punzone camerale di Spoleto nella seconda metà del XVIII sec. Questo è compatibile.
In figura 3 si vede il marchio di Paderborn (Germania XVIII sec. secondo Jan Divis, XIX sec. secondo Tardy). Anche questo è compatibile.
In figura 4 si vede il marchio di Malta, che il Tardy descrive in uso dal 1982. Francamente non mi sembra credibile che il vassoietto sia stato fabbricato così di recente, qualcosa non torna.
Ricomincio lo stesso percorso con la M.
Ne trovo molte sui vari libri, alcune più somiglianti, altre meno, ma niente che concordi con Spoleto o con Paderborn. Molte "M" di varie fogge, alcune molto somiglianti, sono attribuite a Malta.
L’ultimo marchio sembra indecifrabile:una testa d’uomo, una mano chiusa, una testa d’animale, chissà……
La mia indagine basata sui libri che possiedo non sembra aver portato ad una soluzione. Provo allora a postare il mio quesito sul forum di un sito Internet che tratta d’argento. E’ frequentato da molti esperti, alcuni espertissimi in particolari aree geografiche.
I collaboratori più ferrati negli argenti tedeschi potrebbero avere la soluzione, se la Croce di Malta fosse quella di Paderborn.
E poi ci sono alcuni dei partecipanti che sembrano sapere tutto di ogni zona del pianeta: io sospetto che dietro il loro pseudonimo si celino degli extraterrestri. Passano i giorni, ma non arriva nessuna risposta.
Ho la fortuna di conoscere un esperto argentiere, Pietro Fantazzini, che gentilmente sopporta le mie incursioni nel suo negozio per chiedergli informazioni, quindi capita di frequente che lo vada a disturbare, e ogni volta imparo qualcosa.
Assisto sempre con piacere alla visita che fa al pezzo; si tratta proprio di una visita come quella che un medico fa ad un paziente: lo palpa, lo guarda da lontano, poi da vicino, poi con la lente, poi lo soffrega con le dita, lo misura, talvolta gli alita sopra e osserva qualcosa che non so, forse lo annusa anche, e poi emette un parere che è quasi sempre in termini difettivi, vale a dire: non ci sono segni evidenti che collocano questo manufatto sicuramente dopo una certa data.
Dopo la "visita" il suo parere è che il pezzo può essere antico.
Questo responso potrebbe sembrare vago, ma ha in realtà una sua logica. Un buon artigiano padrone delle tecniche del passato, potrebbe fabbricare anche oggi un pezzo completamente fatto a mano a partire dal lingotto, come si usava 150 o 200 anni fa.
Che poi questo non sia più remunerativo o che forse di questi artigiani non ne esistano più qui in occidente, è un altro discorso. Non molti anni fa, in una bottega di Vientiane, ho visto una certa quantità di lavoranti, certamente più di una dozzina, che fabbricavano ciotole d’argento decorate con intricati motivi floreali realizzate a sbalzo completamente a mano senza l’aiuto di alcuno stampo. Artigiani come quelli sicuramente potrebbero fabbricare anche oggi un vassoietto come quello di cui stiamo trattando.
La conferma che il pezzo può essere antico, è certo un buon inizio e andiamo avanti parlando dei marchi.
Anche secondo Pietro i due marchi "800" sono stati impressi dopo la fabbricazione del pezzo, ma purtroppo, anche secondo lui, gli indizi che ho raccolto fin'ora non sembrano essere concordanti e non possono indicare una origine e una datazione sicure. Tuttavia, sfogliando vari libri, mi fa notare che quel marchio indecifrabile, forse una mano chiusa, potrebbe assomigliare (figura 5) ad un marchio in uso a Malta all'inizio dell’ottocento.
L'incuso sembra diverso, ma il suggerimento mette in moto qualche meccanismo mentale: la croce di Malta, la M di Malta, e forse anche la mano chiusa di Malta, devo approfondire le ricerche su Malta, se non altro per poterla escludere.
Maltese mark 1801-1809
Cerco su Internet qualche notizia e scopro il libro "The Silver of Malta" che è disponibile in una delle biblioteche della mia città.
Il volume è un catalogo con belle foto di argenti maltesi minuziosamente descritti. In una appendice sono raccolti i marchi dei fabbricanti ed altri marchi, ma senza una organica trattazione di tutti i marchi in uso a Malta nei vari periodi. Tuttavia, proprio nell’ultima pagina c’è il marchio di Saverio Cannataci (figura 6)
La forma e il periodo, XIX sec., sembrano compatibili. L’incongruenza temporale che emergeva dal marchio in figura 4 sembra ora superata. Tra i pezzi rappresentati ce n’è uno (pag 168) la cui punzonatura è descritta così:
Maltese standard.
Upheld hand mark.
Maltese cross in octagonal punch, for Saverio Cannataci (1806)
Il marchio della mano chiusa, invece, non è rappresentato. Mi rimane qualche dubbio. Decido allora, con una certa faccia tosta, di scrivere all’autrice del libro, di cui ho trovato, con qualche ricerca in Internet, l’indirizzo email.
Dopo poche ore, con una squisita gentilezza, Alaine Apap Bologna mi risponde:
You have a pretty Maltese piece there. I have a feeling that this is a platter, which accompanied a set of altar cruets.
I see, from bottom:
Alexander Ball's 'fist' assaymark: 1800-1810
'M' for Maltese standard mint mark, of the same period ( I.e. 835/1000 alloy, ca.)
Maltese Cross in octagonal punch, for Saverio Cannataci. He was registered as silversmith in 1806. His maker's mark is SA/CA in plain shield.
Now here is a problem I haven't as yet solved: He became Consul for silversmiths in 1848. This punch should be his Consul's mark, so something doesn't tally. This isn't the first time I have encountered this set of marks… I hope to find out, sometime soon, about this.
Il puzzle sembra risolto e tutte le tessere sembrano al loro posto.
La conferma dell’autrice che questa serie di marchi è stata registrata altre volte è decisiva.
Rimane quell’incertezza relativa al marchio di Saverio Cannataci, ma le circostanze ancora da chiarire non sono affatto rare nel campo dei marchi d’argento.
Essere arrivati ad una conclusione positiva dell’indagine ed aver trovato l’origine e il periodo di un oggetto è certamente una grande soddisfazione che peraltro non si verifica spesso, sempre invece si può godere del piacere dell’indagine in se stessa, dell’arricchimento che si ha consultando libri che, senza uno specifico scopo da raggiungere, non ci sogneremmo di leggere e delle conoscenze che gli esperti ci possono trasmettere.
Anche se talvolta non si arriva alla soluzione del giallo, sarà stata comunque una bella avventura.
Andrea Menarini
- 2013 -